I mestieri della comunicazione digitale sono davvero tanti e diversi tra loro. Quando, parlando con un consulente del nostro settore, ti viene spiegato che per implementare una certa componente della commessa bisogna ricorrere a un “esperto”… è proprio così! E’ improbabile che un professionista del web, anche con tanto curriculum, sappia fare tutto quel che serve per la gestione di un progetto complesso.
A me ad esempio, in circa 15 anni sul campo, non è mai successo di lavorare in prima persona alla produzione di un podcast. E’ un mestiere che ho sempre visto svolgere da persone “verticali” su questo format, un mondo che mi ha sempre incuriosita.
E quindi, visto che ne ho avuto occasione durante l’evento Social Women Talk, ho fatto quattro chiacchiere con Gabriella Bellomo. Gabriella è una podcaster professionista, che gestisce canali tematici sulla moda; ma che lavora anche per molti clienti, occupandosi proprio della ideazione e creazione di podcast istituzionali e aziendali, che vanno a completare e valorizzare strategie di comunicazione multicanale.
Con lei ho anche parlato di women empowerment attraverso il web. Trovo sempre molto interessante intervistare le mie colleghe donne su questo tema, perché sono una fonte di grande ispirazione, protagoniste di “meaningful stories” nel nostro mondo online. Storie che mi piace asoltare e raccontare.
La tua carriera non inizia nel mondo dei podcast, ma come fashion designer. Sul tuo sito racconti che l’esperienza come podcaster è iniziata a seguito di un periodo di difficoltà. Come ti è venuta l’idea di usare proprio il web per riscattarti e dare un seguito al tuo percorso professionale?
Noi viviamo in un’epoca che ci permette di avere molti strumenti a nostra disposizione: questi strumenti arrivano tutti dal web. Nel mio caso, il riscatto è arrivato in maniera quasi catartica, perché invece di usare la penna, ho deciso di usare “letteralmente” la mia voce. Quindi, da un lato ho scelto di dare voce alla mia preparazione, alla mia cultura nel settore moda, dall’altro di dare consigli tramite i miei intervistati, i professionisti del settore fashion, che potessero essere utili per altri giovani nel realizzarsi in una carriera in questo settore così sfidante.
Come ha influenzato la tua vita durante la pandemia, quindi per oltre un anno, il fatto di poter lavorare online, da casa e in autonomia?
In quanto freelance dal 2008, ho lavorato moltissimo on-line e in autonomia. Il fatto di ritrovarmi in casa non mi ha limitata nella mia professione, oltretutto già da qualche anno mi occupavo di comunicazione, marketing e podcast e le persone potenzialmente mie clienti, così come i Brand, hanno visto in me una professionista già ben radicata nel digitale. Il tempo a disposizione l’ho utilizzato per scrivere il mio primo libro, che è uscito a febbraio 2021 edito da Dario Flaccovio Editore e che si intitola Professione Sartorialist. Sempre in quel periodo Isabella Ratti ed io avevamo creato un podcast che andò molto bene e che si chiama Fashion Marketing. Il volano innescato da questo anno di pandemia mi ha portato a consolidare sempre più la mia strada nel mondo della comunicazione.
I tuoi canali podcast sono tematici sul mondo della moda, settore in cui hai lavorato come professionista. Quanto è importante conoscere a fondo un argomento specifico, nel momento in cui si vuole iniziare un progetto di “content creation” per il web?
Nel mondo del podcast si parla addirittura di “militanza”: perché le persone dovrebbero ascoltare proprio noi? Con quale autorevolezza divulghiamo certe materie, certi argomenti? Ecco, questa è la domanda alla base. Ma se c’è una passione, se c’è un grande interesse, se c’è una preparazione specifica, non solo siamo autorizzati, ma dovremmo forse sentirci chiamati in causa. Chi volesse creare un progetto per il web legato ai branded podcast e alla content creation potrebbe però porsi una domanda in più: quali valori vogliamo diffondere? In che cosa crediamo profondamente? Quindi da un lato abbiamo la strada della profonda conoscenza, ma dall’altra abbiamo quella dei principi, delle aspirazioni, dei valori più alti. Il podcast si fa portavoce di entrambi.
Quali sono le tecniche di creazione e le caratteristiche che fanno la differenza tra un podcast amatoriale e uno professionale?
Mi piace parlare quasi di 2 ambiti: quello dei podcast indipendenti e quello dei podcast per i brand. Mi sento di appartenere ad entrambi, con le radici nei primi e il presente nei secondi.
L’obiettivo e la preparazione alle spalle sono differenti: in un caso possiamo parlare di progetto personale, di personal branding per la propria autorevolezza o la propria attività, nell’altro ci spostiamo verso l’inbound marketing, dato da contenuti audio decisamente più strutturati e complessi.
In quali situazioni e contesti una azienda o un freelance possono beneficiare dell’uso dei podcast come strumento di promozione via web? Quando invece non è una strategia consigliabile?
Brand e aziende stanno scoprendo un territorio dove le possibilità di usare i podcast sono veramente ampie. Il ritorno di immagine è significativo e, dati alla mano, sappiamo che un messaggio rimane impresso nella memoria degli ascoltatori molto di più rispetto allo stesso se è veicolato invece da un video o da un testo scritto. La strategia non è consigliabile se non si conosce il “media podcast”, ovvero se lo si usa come fonte autoreferenziale, di marketing vecchio stile, quasi pubblicitario. Lo stesso ragionamento vale sicuramente per liberi professionisti e freelance: la voce non inganna e ci permette di essere conosciuti per il nostro valore e per come siamo realmente.
La tua è una storia di empowerment attraverso il web. Che consiglio daresti ad altre donne che vorrebbero utilizzare questo canale per valorizzare la propria professionalità e migliorare la propria vita?
Il web mi ha dato forza, visibilità e mi ha permesso di essere realmente me stessa. In quest’ottica sicuramente ha migliorato la mia vita professionale. Il consiglio che dò ad altre donne è di non rimanere intrappolate in cliché legati all’immagine o alle mode: se una persona non si sente a suo agio su TikTok o su YouTube o con i video in generale, deve sapere di avere un’opportunità differente: quella data dall’uso della propria voce, scevra da ogni immagine, puro contenuto.
Questo è per me il valore che i podcast danno non solo a noi donne, ma davvero a tutte le persone.
Ringraziando ancora Gabriella per la bella chiacchierata e per averci regalato in poche righe un quadro abbastanza completo del mondo del podcast e della vita del podcaster ti invitiamo a dare uno sguardo al suo sito web nel caso tu voglia approfondire questo specifico argomento.